mercoledì 21 febbraio 2018

Alpe della Luna: Dal'abbazia di San Michele Arcangelo di Lamoli all'eremo di Montecasale

Deve esserci un pezzetto del mio cuore sperduto tra le montagne dell'Alpe della Luna, altrimenti non mi spiego perché quando voglio fuggire dalla routine di tutti i giorni i miei pensieri si rifugiano tra quelle cime ricoperte di boschi, tra i suoi scintillanti ruscelli, tra quelle radure piene di silenzio.

Un'antica via da riscoprire
Tra le escursioni più interessanti da poter fare sull'Alpe della Luna c'è senz'altro quella che mette in comunicazione due tra i monasteri più importanti che si trovano in questo tratto dell'Appennino: l'abbazia benedettina di San Michele Arcangelo a Lamoli frazione di Borgopace (PU) e l'eremo francescano di Montecasale nei pressi di San Sepolcro (AR). Questi cenobi vennero infatti eretti lungo un'antichissima via, già presente in epoca romana, utilizzata da pastori visto che il valico appenninico che si attraversa è chiamato Passo delle Vacche e ovviamente percorsa da pellegrini i quali sostavano in queste due località religiose.
Oggi la "strada Lamoli-Montecasale" continua ad essere un tragitto completamente immerso nella natura anzi, con l'abbandono e lo spopolamento della montagna lo è ancora più di un tempo. L'escursionista dei nostri giorni come il pellegrino di allora si troverà in ombrose valli a guadare torrenti cristallini, a sudare su ripidi pendii dall'incredibile panorama, a rilassarsi in radure fiabesche, a valicare cime avvolte da boschi misteriosi, ad agognare il meritato riposo mentre attraversa i lunghi e dolci crinali della Val Tiberina.

I due monasteri
L'abbazia di San Michele Arcangelo venne costruita probabilmente nel VI° secolo dei monaci benedettini i quali erano sempre alla ricerca di terre libere da bonificare e lavorare. Il pregiato legname dei boschi e la felice posizione ai piedi dell'Appennino, faceva di Lamoli una tappa importante per i traffici ed i pellegrini che viaggiavano tra il versante adriatico e la Val Tiberina. Il monastero crebbe così d'importanza, fu fortificato ed accanto ad esso venne eretto un castello sede di un vicariato il quale controllò numerosi borghi e castelli vicini fino al 1827.
I benedettini lasciarono l'abbazia nel 1422 e nel 1848 divenne una semplice parrocchia. Oggi, completamente recuperati restano la chiesa di stile romanico e buona parte del complesso abbaziale.

Dove oggi sorge l'eremo di Montecasale, già prima dell'anno 1000, si trovava un castello murato con attigua fortezza che sorvegliava la via che dalla Val Tiberina conduceva nelle Marche. Gli ultimi signori di Montecasale, i Bofolci, abbandonarono il loro possedimento per andare a vivere nella nuova città di San Sepolcro. Nel 1187 il castello e la fortezza vengono abbattuti e nel 1190/2 i frati camaldolesi sono autorizzati a costruire un eremo con ospizio e piccolo ospedale per lebbrosi. Nel 1212 l'eremo viene donato a San Francesco divenendo un luogo molto importante per l'ordine francescano. Nel 1268 subentrano i frati agostinani fino al 1537 quando Papa Paolo III lo concede ai frati minori che vi risiedono tutt'ora.
L'eremo di Montecasale mantiene tutt'ora le sue caratteristiche architettoniche originarie: una piccola struttura monastica, fra le più antiche dell'ordine francescano, costruita con materiali poveri e del luogo.

L'itinerario
L'escursione, come detto in precedenza ricalca un'antica via che attraversava l'Alpe della Luna mettendo in comunicazione la Val Tiberina al versante adriatico attraverso il passo delle Vacche. Esistono diversi valichi su questo tratto di Appennino come il vicino passo di Bocca Trabaria, presumibilmente il più trafficato in passato come oggi, il valico della Guinza, il passo di Montelabreve, il passo della Spugna ma nessuno di questi ha mantenuto un aspetto così primordiale e selvaggio.

Il mio cammino ha inizio davanti all'abbazia di San Michele Arcangelo che sovrasta l'abitato di Lamoli. Attraversato il ponte e la SS Bocca Trabaria, raggiungo una stradina asfaltata che sale dietro le case: ha inizio il viaggio! La stradina d'asfalto ben presto, appena terminate le abitazioni, si trasforma in un tratturo e poi in sentiero. Non ci sono ne segni ne tantomeno segnali ma, seguendo il tracciato principale e con una mappa in mano è difficile perdersi. Il primo tratto del cammino è sul fondo valle del Torrente Dorsena. Una volta arrivato nella parte alta della vallata inizio a salire sulla destra fino a raggiungere il crinale sovrastante e così congiungermi al sentiero 85. Quest'ultimo tracciato, ben segnalato, parte da Borgo Pace e seguendo le "creste" raggiunge l'altopiano del Lago del Sole e poi si inerpica sull'Alpe della Luna fino al Passo delle Vacche; ed è proprio li che io mi di rigo. Al Passo delle Vacche mi basta imboccare il sentiero che scende sul versante opposto della montagna, nella mappa è segnalato con il numero 4. La discesa è lunga ed attraversa ambienti differenti, Montecasale sembra non arrivare mai ma una volta attraversato un bosco di castagni sono finalmente arrivato.
Per il ritorno ovviamente ripercorro i miei passi e pure velocemente, visto che mi ritrovo nuovamente a Lamoli molto prima di quanto avevo pensato.

Qui di seguito è riportata la mappa dell'escursione dove sono segnalati i punti salienti del percorso.




Le foto

E' da poco giorno, il sole sta illuminando le cime dei monti attorno Lamoli ed io sono difronte alla chiesa dell'abbazia di San Michele Arcangelo per iniziare la mia camminata.
Scendo dal poggio dove si trova l'abbazia e raggiungo l'abitato. Attraverso il Torrente Meta sul ponte nuovo mentre accanto a me vedo il ponte della fortezza vicariale oggi scomparsa.
 Oltrepasso la SS Bocca Trabaria che taglia in due il paese e mi incammino su una stradina  sovrastante.
Ben presto le case finiscono e pure l'asfalto sotto i piedi.
Ora si che questa stradina sembra proprio quella percorsa dai pellegrini nel medioevo!
Nella valle del Dorsena. Mentre sto guadando il torrente mi imbatto in due leprotti in amore che si rincorrono a perdifiato senza badare minimamente a me.
Il sentiero sale sul fianco destro della valle per congiungersi al sentiero 85, una volta arrivato svolto a sinistra e continuo a salire. In cima non posso che ammirare i boscosi monti dell'alpe.
Capanno dei cacciatori.
I ruderi di Casa Scanella. Ancora adesso mi domando come sia stato possibile che qualcuno sia venuto a vivere in un posto così impervio, apparentemente senza fonte d'acqua e senza un fazzoletto di terra buono da coltivare.
Mi volto indietro per osservare l'intera Valle del Dorsena appena risalita.
Il sentiero 85 incontra la strada ed il cartello mi indica la via... a sinistra verso il Passo delle Vacche. [Sul cartello il sentiero è segnalato con il numero 385 ma io mi sono basato sempre sulla mappa in mio possesso che lo riporta con il numero 85].
Abbandono ben presto la strada per riguadagnare il sentiero.
Il magico altipiano ai piedi dell'Alpe della Luna, in prossimità del Lago del Sole.
Mi incammino tranquillamente su un sentiero che pare dipinto, tra altissimi alberi e fiori stupendi.
Per raggiungere i piedi delle montagne occorre passare attorno un campo recintato.
E guadare un torrente.
Dopodiché forza alle gambe, si sale.
Ma i pendii non durano a lungo, vengono intervallati da tratti piani arricchiti da enormi e maestosi faggi che mi lasciano a bocca aperta.
Eccomi al Passo delle Vacche... merito una sosta rigenerante.
Dopo un po' di riposo continuo a camminare sul sentiero segnalato n°4, sono ormai fuori dalle Marche e da qui fino alle prossimità di Montecasale mi muoverò sul confine Umbro-Toscano.
Sul versante tirrenico i pendii si fanno più dolci e più estesi, non si vede certo una marea di cime e cimette frastagliate come nelle Marche.
Alla mia destra intravedo il villaggio di Montagna, ai piedi dell'Alpe della Luna.
Proseguo dritto fino a raggiungere il Poggio della Rocca che aggirerò sul fianco sinistro. Il nome di questo rilievo, pare quasi ovvio, deriva dalla presenza di una fortificazione che sorvegliava questo valico appenninico.
Scendo tra rocce e arbusti in un ambiente che sembra quasi desertico grazie alla siccità di questa primavera del 2017.
Questo polveroso sentiero sulla mappa prende il nome di Via del Sale e con ogni probabilità era già utilizzato in epoca romana.
Alla mia sinistra, sul versante umbro, noto una serie di caseggiati colonici muniti tutti di torre... non ho mai visto una cosa simile e dalla curiosità sono quasi spinto a deviare il mio percorso per andargli a vedere da vicino.
La Valle del Tevere, tra la foschia riconosco la drittissima via che sale ad Anghiari.
Oltre il Poggio della Rocca la Via del Sale prosegue su di un colle dalla cima letteralmente spianata.
Ben presto però questa antica via svanisce ed un cartello mi indica di svoltare e scendere sul versante di destra per raggiungere l'eremo di Montecasale.
Prima di raggiungere l'eremo mi ritrovo in un bel bosco pieno di castagni, qui incontro un attempato e coriaceo signore di nome Guerrino. Il "giovanotto", classe 1941, preoccupato dalla siccità è venuto a controllare lo stato del suo castagneto. Chiacchiero un po' con Guerrino che in 10/15 minuti mi sciorina buona parte la sua vita e molto cordialmente ci salutiamo.
Pochi passi oltre ed ecco i primi edifici connessi all'eremo di Monte Casale.
Ed eccomi giunto all'eremo, finalmente... un cartello in poche righe ne riassume la storia.
Arrivo a Montecasale durante la messa, i parcheggi sono gonfi di auto, la piccola chiesa gremita di gente. Stanco, decido di non curiosare oltre e faccio una pausa prima di ritornare a Lamoli.
Rigenerato, mi rimetto in cammino.
Di buon passo ripercorro la desolante Via del Sale... le cime dell'alpe sono davanti a me ed aspettano il mio ritorno.
Tra faggi e distese pestilenziali di aglio ursino in prossimità delle cime.
Il Passo delle Vacche, questo antichissimo valico appenninico è costellato da moderni cartelli escursionistici ed enormi pietroni posti da chissà quanto tempo ad indicare chissà quale confine.
Scendo sul versante marchigiano ed ecco apparire le "mie" montagne e le infinite creste di colline.
Ammiro le nuvole che si muovono veloci lungo le cime dell'alpe mentre sto attraversando l'altipiano sottostante.
Prima di scendere a valle mi soffermo a guardare questo magnifico altipiano un ultima volta... ai miei occhi appare come un piccolo angolo di paradiso.
L'Appennino pesarese dai monti del Furlo a sinistra al Massiccio del Catria a destra.
Sono finalmente giunto al termine di questa lunga camminata, le prime case di Lamoli sono davanti ai miei occhi. Ormai alla fine dell'escursione posso ben affermare che questa via appenninica, tra le più antiche ed al contempo intatte dell'Alpe della Luna, possiede quell'alchimia capace di far immedesimare il viaggiatore di oggi nel pellegrino o nel viandante dei secoli andati.

sabato 3 febbraio 2018

Un cardo funambolo

Camminando per campi e prati è facile imbattersi in piante di cardo dei lanaioli. Dalle infiorescenze alte, slanciate e soprattutto spinose questo cardo ha una bellezza particolare che, al contrario di molte altre piante sue simili, aumenta quando si secca.
Ma questo esemplare in cui sono incappato qualche tempo fa gli batte tutti... un vero funambolo del mondo vegetale!