martedì 29 gennaio 2013

Tenue sole d'inverno

Tardo pomeriggio d'inverno, attorno all'Eremo di Monte Giove, Fano (PU).
Quattro passi nella stradina che costeggia il santuario, giusto il tempo per assaporare la fredda aria di gennaio e posare lo sguardo sull'assopita campagna circostante. D'improvviso si apre uno squarcio nella plumbea coltre di nubi, in apparenza invalicabili, sono solo pochi istanti in cui il sole fa capolino con deboli sfumature rossastre. 
Basta poco per sollevare l'umore in un freddo, malinconico, pomeriggio d'inverno.



Guarda dove si trova l'Eremo di Monte Giove.

domenica 20 gennaio 2013

La Gola del Furlo

In una serena mattina d'inverno, resa ancor più limpida dalla piccola nevicata del giorno prima, ho voluto fare quattro passi al Furlo e precisamente lungo la stretta e profonda gola che caratterizza questo luogo. Anche se molti non lo conoscono oppure lo snobbano preferendogli la Gola della Rossa con le sue Grotte di Frasassi, il Furlo è uno dei luoghi più suggestivi delle Marche: un monumento naturale e allo stesso tempo un monumento storico, alla stratigrafia geologica delle rocce qui si aggiunge quella della civiltà umana.


La Gola del Furlo è il cuore dell'omonima Riserva Naturale, istituita nel 2001 proprio allo scopo di preservarla assieme ai due massicci che la compongono. Questa naturale "breccia" nel calcare massiccio dell'Appennino, è opera dell'erosione esercitata dal Fiume Candigliano, il principale affluente del Metauro.

La gola nel corso dei secoli ha avuto svariati nomi, anticamente la chiamavano Saxa Intercisa ossia Pietra Spaccata o Sasso Rotto, con la creazione della galleria ad opera dei Romani divenne Petra Pertusa cioè Pietra Forata mentre l'attuale denominazione di Furlo deriva dalla parola Forulum, Piccolo Foro. In questi antichi nomi è racchiusa l'essenza stessa del luogo.

Veniamo alla passeggiata, certo fredda visto la stagione ma piacevole e rasserenante. Contrariamente a quello che fanno tutti, ho voluto iniziare il cammino dal versante est della gola e precisamente dalla diga...

A parte i cartelli turistici e l'insegna della riserva che ci informano di essere giunti difronte alla gola, io identifico l'ingresso orientale del Furlo con la diga idroelettrica. La chiusa venne completata nel 1922, all'epoca fu una grande opera ingegneristica per questa zona e mutò radicalmente il paesaggio. Con la creazione della diga infatti l'impetuoso Fiume Candigliano, si trasformò in un placido lago.
La vista del bacino formato dal Candigliano stretto negli stretti argini della gola. 
Non molto lontano dalla diga, in prossimità di un grande incavo tra le pareti rocciose, scorgo questo antico chiavicotto che attraversa la strada in direzione del fiume. Quest'opera mi ricorda che sto camminando sull'antica consolare romana Flaminia. La Gola del Furlo, fino alla creazione dell'Autostrada del Sole, era un punto nevralgico nelle vie di comunicazione tra il nord Italia e Roma. Questo chiavicotto, assieme ad altri lungo la Flaminia, furono costruiti in età augustea e servirono a impedire il rapido deterioramento della strada.
Qualche passo ancora ed ecco il luogo più importante della gola, la galleria romana. Bisogna sapere che durante la realizzazione della via Flaminia, nel 220 a.C., i romani si limitarono ad aggirare gli speroni rocciosi della montagna e a farsi spazio eliminando a suon di piccone, mazza e scalpello pareti di pietra alte più di dieci metri. Ma ben presto ci furono diversi cedimenti e frane che spazzarono via il primo tracciato. 
In epoca augustea, ossia tra il 27 a.C. ed il 14 d.C., vennero eretti nei punti più delicati della gola dei muri di sostruzione alti anche venti metri, grazie a questi si realizzò un nuovo tracciato e come soluzione temporanea fu praticato un modesto foro nella roccia: la galleria piccola, non visibile da questo lato per via della Chiesa di Santa Maria, (nella foto è l'edificio sulla sinistra). Solo tra il 76 e il 77 d.C., ai tempi dell'Imperatore Vespasiano, venne realizzata la grande galleria che si usa tutt'oggi. 
Avvicinandosi alla piccola chiesa e alla galleria si scorgono molte epigrafi e incisioni che commemorano i più svariati eventi avvenuti tra questi massi. La grande lapide qui sopra fu affissa nella chiesa per ricordare i fatti d'arme avvenuti qui a seguito dei moti risorgimentali del 1848.
Sopra la piccola porta d'ingresso del tempio si trovano invece queste antiche e bellissime incisioni religiose.
All'interno della galleria è ben evidente il suo percorso leggermente curvo. Il foro scavato in un punto più interno rispetto al precedente, è lungo ben 38 metri, lago 5,30 e alto 6.
Altra incisione, all'interno del tunnel.
La parte occidentale della galleria, il pezzo costituito da blocchi di pietra è un rifacimento successivo.
L'ingresso occidentale, da questo punto è facile notare l'andamento quasi sinuoso del tracciato.
Ed ecco finalmente la galleria piccola, messa recentemente in sicurezza. Le sue modeste dimensioni permettevano il transito di un solo carro alla vota.
Da questa foto si vedono bene i due fori nello sperone di roccia e un po più a destra i muri di sostegno eretti durante i rifacimenti dell'età augustea. La grande importanza che ebbe il Furlo nell'antico assetto stradale della penisola, fu il motivo per il quale Goti e Bizzantini se lo contesero innumerevoli volte e venne fatto presidiare con delle fortificazioni, quest'ultime furono poi distrutte dai Longobardi. Durante il medioevo fino all'unità d'Italia questi fori nella roccia rappresentarono un pericolo per i viaggiatori, non tanto a causa delle difficoltà di transito ma per briganti che vi stazionarono.
Proprio a causa di queste difficoltà, il luogo è ben custodito dalla Beata Vergine...
...e persino sulle pareti di roccia lungo la strada sono addossate edicole votive.
Ma lasciamo stare l'inquietudine per un enorme masso di roccia che ti può piombare in testa da un momento all'altro ed ammiriamo il panorama lungo le sponde del fiume.
I raggi del sole iniziano a scendere sulle alte pareti di calcare nel versante nord della gola.
Affioramenti di roccia dal fiume, scolpita e ben levigata dalla forza dell'acqua.
Piccola grotta sulle rive del Candigliano.
Uno sguardo sul bacino verso est.
Gioco di ombre e luci che mette in risalto un grosso macigno.
Un altro sguardo sul fiume verso ovest, la strada scavata nella roccia pare accarezzare l'acqua, quasi volesse conciliarsi dopo secoli e secoli di attriti. Sullo sfondo, uno dei promontori meridionali della gola che racchiude la boscosa conca chiamata Selva Grande.
Lapide scolpita nella nuda roccia a ricordo dell'immane opera di taglio per rendere più agibile questo tratto della via Flaminia.
La Grotta del Grano, in realtà è un riparo naturale utilizzato dai pastori durante le transumanze sin dall'età del bronzo. Il nome deriva dal ritrovamento di numerose granaglie carbonizzate riconducibili al periodo in cui i Longobardi distrussero la fortezza che presidiava la gola, 571 d.C..
Uno scorcio della parete sud della gola, ricoperta dal nevischio e lambita dai raggi del sole... un vero spettacolo!
Ancora più a ovest dove termina la Gola del Furlo...
...si trova il paese del Furlo e questa è la sede della Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo, più in la il Museo del Territorio.
Il cuore del piccolo paese, con l'albergo in cui il duce spesse volte sostava nei suoi spostamenti tra Roma e il nord Italia.
La gola vista dal paese. A proposito di Mussolini... nel 1936 la Milizia Forestale volle scolpire il profilo del duce sulla roccia del Furlo, ancora oggi è possibile intuire alcune forme della faccia, nonostante i partigiani l'abbiano fatta saltare durante il conflitto mondiale. Questa curiosità di storia recente del Furlo mi è venuta in mente riguardando la foto, senza farci caso ho fotografato parte del volto. Le rocce più in alto nella parete nord della gola, (sulla foto quella di sinistra), è ciò che resta di mento e naso del profilo mussoliniano.
Davanti al grazioso borgo, oltrepassato un grande prato ecco il Fiume Candigliano prima che diventi un lago.
Finisco così, un po come era iniziata, la mia passeggiata al Furlo .

Guarda sulla mappa dove si trova la Gola del Furlo e il percorso che l'attraversa.
Vai sul sito della Riseva Naturale Statale Gola del Furlo.

giovedì 17 gennaio 2013

Carro under construction

Oggi, transitando attraverso la fatiscente zona industriale di Fano sud, vedo uno dei tre grandi capannoni adibiti alla costruzione dei carri del carnevale con il portone aperto. Dentro l'edificio faceva capolino parte di un carro, presumo in fase di assemblaggio, considerato che le celebrazioni carnascialesche avranno inizio il 27 gennaio. Ho voluto così accostare l'auto ed osservare in anteprima questo gigante di cartapesta.


Non è nulla di eccezionale ma i carri allegorici mi sono sempre piaciuti, al contrario dei festeggiamenti di carnevale con le sue soffocanti calche disumane.

Guarda dove si trova Fano.

mercoledì 16 gennaio 2013

Monteguiduccio

Questo antico borgo, incastonato nel mezzo dei colli pesaresi, è un importante e graziosa frazione del comune di Montefelcino (PU). La posizione in cui sorge Monteguiduccio è palesemente strategica, si trova sullo spartiacque tra la valle del Metauro e quella del Foglia, adagiato su di un passo, punto di raccordo obbligato tra le strade provinciali 57 e  58, importanti vie interne che mettono in comunicazione i due bacini. Arrivando da est, quindi dalla prov. 57, Monteguiduccio offre al viandante il suo lato migliore: la torre civica con le sue campane che svetta sulle case addossate l'una sull'altra lungo le mura urbiche. Nella notte le sue luci distese nel buio della campagna appaiono come un piccolo barlume di civiltà in una landa oscura.


Monteguiduccio possiede una storia molto antica ma certamente la sua età "d'oro" fu durante il medioevo. Anche il nome probabilmente si è originato in quest'epoca, gli storici lo fanno risalire al XIII° secolo, quando un medico di nome Vivolo Guidutio ricevette in feudo questo territorio come premio per i servigi resi all'imperatore. Chi sia questo imperatore non si sa ma qualcuno ha azzardato a fare il nome di Federico II di Svevia. Sempre nel XIII° secolo, a causa della sua posizione strategica, Monteguiduccio fu coinvolto nelle lotte tra le cittadine di Fano e Fossombrone, nel 1255, accolse i profughi del castello di Montefelcino distrutto dai Forsempronesi durante la guerra. Il primo documento conosciuto in cui viene citato il castello risale al 1340, nel manoscritto Papa Benedetto XII impone alla famiglia Malatesta la restituzione al dominio della Chiesa di Monteguiduccio, Frontino e Senigallia. Successivamente entrò a far parte del Ducato di Urbino, in questo periodo il castello dovette subire il passaggio delle truppe di Cesare Borgia, dei 9000 armati al seguito di Lorenzo de'Medici in guerra con Francesco Maria I della Rovere e delle truppe francesi dirette a Roma per difenderla dagli spagnoli nel 1557. Nel 1631, la famiglia Della Rovere si estinse e l'intero ducato venne devoluto alla Chiesa, per il borgo iniziò un lungo periodo di tranquillità fino al 1796, anno dell'occupazione napoleonica. Qualche anno dopo l'unità d'Italia, 1866, Monteguiduccio perse la sua autonomia comunale divenendo frazione di Montefelcino.

Le immagini del borgo...

Venendo da est, ovvero da Montefelcino, la prima parte del paese che si raggiunge è la minuscola e suggestiva piazza Garibaldi, i suoi portici, la strada che sale verso l'antica porta d'accesso con sopra la torre civica. Si resta sorpresi nel trovarsi difronte ad una vera cittadina sia pure in miniatura.
Lungo la via che entra nel vecchio borgo stretta tra due file di case e la torre civica, il simbolo di Monteguiduccio.
Le case nel centro del paese.
La torre civica da dentro le mura castellane, la parte alta ospita due campane che vengono suonate ancora manualmente durante la festività locale della Madonna del Giro (video). Adiacente alla porta d'accesso si trova l'antica sede comunale.
Vecchio e strettissimo vialetto nel centro di Monteguiduccio, le sue condizioni al contrario dei monumenti principali del paese sono pessime.
La chiesa del castello: San Giovanni Battista detta "La Viola", eretta nella seconda metà del XIV° secolo. Di gran pregio il portale gotico in calcare bianco.
Lapide sulla facciata della chiesa con lunghissima iscrizione in gotico italiano, probabilmente riguardante la fondazione dell'edificio. Ho provato a leggere il testo tentando di dare un senso compiuto ma non sono arrivato molto lontano.
La via centrale del paese che dalla porta ad est si allunga verso ovest, oltre all'immancabile torre civica c'è da notare la porta tamponata sul lato della chiesa.
Particolare del portale sopracitato, l'archivolto con le sue decorazioni.
Il centro di Monteguiduccio visto dal tumolo nel lato ovest del paese. Questo colle è probabilmente la parte più antica dell'abitato, nella sommità oggi si trova un piccolo noceto e l'acquedotto, probabilmente utilizza la stessa fonte d'acqua usata nei secoli scorsi dagl'abitanti del castello. Ancora oggi parte dell'altura è circondata da alte mura scarpate.
In direzione nord-est rispetto al borgo si trova questa chiesa di campagna, Santo Stefano in Casarotonda. Attualmente di tondeggiante c'è solo il dosso sul quale poggia l'edificio, probabilmente un tempo doveva esserci una struttura di questa forma magari con originarie funzioni difensive o di presidio. Azzardo questa tesi perché sotto la chiesa si trova il terminale di una antichissima e lunga galleria che raggiungeva il castello di Monteguiduccio.
Ecco l'ingresso dell'antica galleria, l'accesso in laterizio lascia presto spazio all'originaria grotta scavata nel tufo. Si ipotizza che il tracciato iniziale sia stato costruito dai bizantini e aveva lo scopo di fornire un'uscita in caso di assedio a Monteguiduccio per poi contrattaccare gli assedianti alle spalle.
Dal lato opposto rispetto a Santo Stefano in Casarotonda si trova la Pieve di San Pancrazio detta "La Rosa", di antichissime origini, la Chiesa fu la più ricca e potente della zona.

Guarda dove si trova Monteguiduccio.

lunedì 7 gennaio 2013

Silhouette di Monte Santa Maria



Vagando per le campagne del pesarese, da un colle all'altro, stradina dopo stradina, ho fatto la conoscenza del minuscolo e grazioso castello di Monte Santa Maria. Frazione del comune di Monteciccardo, così isolata e nascosta, sembra voler custodire con gelosia le sue bellezze, i suoi placidi panorami.
Trovandomi difronte a una simile veduta, il mio sguardo è rimasto fisso su di essa finché ha potuto: il contrasto netto tra terra e cielo... lo skyline di un minuscolo borgo di campagna... le linee del cielo che amo!

Guarda dove si trova Monte Santa Maria.