giovedì 31 marzo 2011

La torre Brombolona

Raggiungendo la città di Urbino da Fano, al termine della superstrada, non si può far a meno di notare sulla destra, una torre posta sulla cima di un promontorio a ridosso dei monti delle Cesane. La torre risalente al XIII-XIV secolo, domina il moderno abitato di Canavaccio ma un tempo era parte di un castello detto di Primicillo di cui restato solamente tracce delle mura perimetrali e pochi altri ruderi.

Il particolare nome "Brombolona", deriva dal termine dialettale "bromboli" ossia le colonnine di ghiaccio che i castellani vedevano formarsi in inverno sulla ormai mitica campana della torre. Ho detto "mitica campana" perchè su di essa oltre a girare una leggenda, vi sono studiosi convinti che vi sia stata impressa una scritta magica:
SATOR
AREPO
TENET
OPERA
ROTAS

Per ulteriori approfondimenti sull'argomento vi consiglio questi link:
Oggi non so dove sia finita la campana forse rubata o sul campanile della vicina pieve di Sant'Andrea di Primicillo.

Passiamo alla leggenda: la vicenda risale al XV secolo, quando la torre del castello di Gaifa nella zona di Piandonico, sempre alle pendici dei monti delle Cesane crolla per una frana, il castellano allora fa appendere la preziosa campana su di un alto olmo. Il suo vicino, conte Primicillo  era fornito di una torre ma aveva bisogno di una campana, quindi andò a chiedere al signore di Gaifa di fornirgli la sua ma questo rifiutò decisamente. Così primicillo fu costretto a farla rubare in una notte di tempesta per non lasciare alcuna traccia, il conte di Gaifa però capì ogni cosa quando sentì i rintocchi della sua campana nel castello del suo vicino ma ormai era troppo tardi.

Senza conoscere tutte qeueste notizie riguardo alla torre Brombolona, qualche giorno fa ho deciso finalmente di visitarla, più che altro per levarmi lo sfizio, avendola vista innumerevoli volte durante i miei spostamenti da e verso Urbino. La collina sottostante all'edificio è ricoperta da una fitta ed intricata boscaglia, dimora ideale per caprioli e cinghiali così presenti da poterne sentire addirittura l'odore. Insomma il sito è totalmente abbandonato da tantissimi anni, un vero peccato. La salita per raggiungere la torre è notevole ma una volta arrivati si capisce subito di avere a che fare con qualcosa di più complesso di un semplice edificio fortificato, ci si trova difronte ai resti di un castello, cosa di cui non ero a conoscenza prima . La mia piccola escursione si fa molto interessante ed inizia un giro di perlustrazione su tutta la cima fino ad individuare i ruderi di un'altro edificio, i resti delle mura perimetrali del castello e cosa più intrigante e bella uno stanzone interrato con soffitto a volta, forse quel che resta di una cisterna d'acqua.

Ecco le immagini della mia esplorazione.

 La vista della torre Brombolona da valle.
Uno sguardo sui monti delle Cesane salendo verso la torre.
I primi ruderi trovati, probabilmente i resti del castello che circondava la torre e che magnifica vista!
 Particolare delle pareti in pietra delle Cesane.
 L'esterno ha un aspetto migliore.
 La natura si riappropria dei suoi spazi.
E finalmente eccola in tutta la sua possenza...la torre Brombolona.
 Particolare sul campanile o quel che ne resta.
 Uno sguardo dall'altro lato della torre.
 Particolare della finestra.
 La feritoia della torre dall'interno.
 Un pò precaria la situazione.
 Ciò che resta del piano superiore della torre.
 Desolante abbandono.
L'edera sulle pietre della torre.
I segni di antichi scalpelli sulla pietra.
 Una sorpresa mentre iniziavo ad allontanarmi, una camera nascosta.
 Eccola con quasi mezzo metro d'acqua, forse si tratta della cisterna del castello...
 Gocce cadono dal soffitto con musicali cadenze.
 Altro angolo dello stanzone.
 La vista che si gode dalla torre Brombolona verso il monte Pietralata, uno dei monti che creano la Gola del Furlo.
 Vista sul monte Paganuccio l'altro colle che racchiude la Gola del Furlo.
 Le ultime testimonianze del castello da me incontrate...i resti delle mura.
Altro scorcio sulle mura castellane.

Per chi volesse fare una visita a questo sito ecco dove si trova.

domenica 20 marzo 2011

Avanzi d'inverno a Collantico

L'inverno almeno sulla carta è finito ma prima di entrare anche mentalmente nei meccanismi della primavera voglio omaggiare la "brutta" stagione con queste foto scattate nei pressi della località di Collantico nel comune di Pietralunga (PG), in pieno appennino umbro-marchigiano. Una delle mie tante zingarate di qualche anno fa, nelle isolate zone di confine tra Marche e Umbria, proprio negl'ultimi giorni d'inverno.

 Il ruscello decorato dall'ultima neve.
 La campagna di Collantico nei suoi ultimi giorni d'inverno.
Malinconico rudere.
 Tra primavera e inverno.
Mangiano fieno ma sanno che presto arriverà la verde erba dei pascoli.

Guarda dove si trova Collantico.

domenica 13 marzo 2011

Serrungarina

Durante i primi giorni di questo mese, tra una pioggia e l'altra, girando con la mia auto nelle strette strade delle colline metaurensi, ho deciso finalmente di esplorare con particolare dovizia  Serrungarina. Sinceramente ho sempre snobbato questo borgo ma come spesso accade in questi casi ho dovuto ricredermi strada-facendo.


Situata sulle colline alla sinistra del fiume Metauro, Serrungarina dista una ventina di chilometri da Fano nella provincia di Pesaro-Urbino. Si tratta di un bel paesino cinto da mura con case disposte concentricamente a salire fin sulla piazza, il cuore del borgo. Tra i piccoli centri della medio bassa val Metauro è uno dei meglio conservati anche se probabilmente non il più conosciuto. Inoltre Serrungarina è circondata da stupende campagne, l'ideale per passeggiate o giri in mountain-bike durante la bella stagione, spero di farvele vedere a tempo debito.

Qualche ragione in più per visitarla...
Negl'ultimi giorni di agosto ed i primi di settembre il paese promuove uno dei suoi prodotti d'eccellenza, la piccola e gustosissima Pera Angelica, residuo degli anchi prodotti contadini della zona. Durante il periodo natalizio, in un'abitazione nel bel mezzo del borgo, si può ammirare un notevole presepe meccanico disposto su due piani.

Alcune note su Serrungarina...
Inizialmente conosciuta come Brisighella, l'attuale nome viene fatto derivare da alcuni a quello di un notaio vissuto nel XIV secolo, Ser Ungaro degli Atti.
Serrungarina venne fondata nel VI secolo durante la guerra greco-gotica quando la popolazione a valle fu costretta a rifugiarsi sulle colline. Nel XIII secolo era soggetta al dominio della città di Fano, venne poi conquistata dalla famiglia Malatesta nel 1343. Trovandosi lungo il confine con i territori feltreschi, nel 1348, Galeotto Malatesta dota Serrungarina di una rocca. Nel XV secolo il paese fu nel mezzo di diversi scontri d'arme: nel 1432 le forze papali del Vitelleschi assediarono la rocca per ordine di Papa Eugenio IV che voleva strappare Fano ed il suo territorio hai Malatesta, gli abitanti riuscirono a resistere fino all'arrivo di Sigismondo Malatesta che liberò la cittadina. Nel 1445 venne assediata e conquistata da Francesco Sforza signore di Pesaro. Nonostante questi scontri Serrungarina restò sempre sotto la diretta giurisdizione di Fano, dopo la definitiva sconfitta di Sigismondo Malatesta da parte di Federico da Montefeltro, entrò definitivamente nei domini della Chiesa fino all'unità d'Italia eccezion fatta per il periodo delle invasioni napoleoniche.

Le foto del borgo:

Il giro ai piedi delle mura.
Il bel lavatoio a ridosso della cinta paesana.
L'unico accesso al paese con la rampa di scalini centrale che sale fin sulla piazza.
Il monumento alla pera angelica.
Via Federici, la particolare scalinata che taglia il paese.
Il campanile della chiesa di Sant'Antonio Abate.
Vista di uno dei vicoli che gira attorno alla piazza centrale.
La scalinata di via Federici dall'alto.
Il vicolo della cisterna malatestiana.
Il vecchio palazzo malatestiano ora sede comunale.
La chiesa di Sant'Antonio Abate dove un tempo c'era la torre malatestiana.
Una via si insinua tra le case.
Il vicolo porticato lungo le mura.
Il portale di un palazzo signorile.

Guarda dove si trova Serrungarina.

giovedì 3 marzo 2011

I mandorli in fiore

Nonostante il tempo inclemente, il freddo ed il gelo ancora alle porte, c'è una pianta nelle nostre spoglie campagne che con prepotenza sopra tutte le altre, sembra voler riportare da sola la bella stagione.
Il mandorlo spicca anche agl'occhi più distratti per l'esplosioni di fiori, candidi come neve o sfumati d'un morbido rosa. Soffermarsi sotto i suoi rami, sentire il profumo dei fiori, il ronzio dei primi insetti è come fare un salto diretto nella primavera.

Proprio per la sua precocità, la fragile e ineguagliabile bellezza dei suoi petali in un periodo dell'anno così desolante, il mandorlo è considerato dalle culture dell'antico medioriente che per prime lo coltivarono, come quella ebraica, un simbolo di promessa, di redenzione da parte di Dio il quale non abbandona i suoi figli.
Nella bibbia la pianta viene citata diverse volte ma il passo che meglio spiega la sua importanza nella cultura giudaica è Geremia 1:11,12 Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Che cosa vedi, Geremia?". Risposi: "Vedo un ramo di mandorlo". Il Signore soggiunse: "Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla".

Qualche foto.

Ghirlande di fiori adornano i campi.
Particolare del fiore di mandorlo.

 Mandorli in fiore contro una natura desolante.
 Un grande mandorlo fa sfoggio di se.