mercoledì 26 marzo 2014

Primavera in vigna


Credo che ognuno di noi custodisca nel profondo del cuore dei luoghi "magici", magari piccoli ed insignificanti per il resto del mondo ma che ai propri occhi appaiono come un angolo di armonia se non addirittura di paradiso. Posti in cui stranamente ci si sente appagati nei sentimenti e nelle emozioni seppur per pochi, concisi, momenti. 
La piccola vecchia vigna della foto è uno dei miei posti del cuore. 
In questo fazzoletto di terra la primavera si mostra con soffici tappeti di fiori gialli mentre erbe ed essenze, nonostante le apparenze, sono una moltitudine e inondando l'aria di profumi. Nel mezzo, un gigantesco ciliegio in fiore veglia con la sua cupola di rami sulle viti che una mano sapiente ha potato e legato in vista della nuova stagione.


venerdì 21 marzo 2014

Oh...oh...


La notte in cui ho pubblicato l'ultimo post, si è verificato uno spiacevolissimo inconveniente al mio pc.
In breve è successo questo: dopo aver acceso il computer come sempre, ho inserito la pasword del nome utente ma purtroppo non veniva accettata impedendomi l'accesso. Utilizzando un telefonino per accedere alla rete e con l'aiuto del mio amico Marco, detto Miccio, via WhatsApp, sono venuto a conoscenza che le versioni di Windows Vista e Windows 7 hanno un difettuccio da niente... in certi casi è possibile che si verifichi il deterioramento dei dati del profilo utente... che bello!
Ora, io di certo non sono un hacker ma con un caffè e qualche imprecazione alla Ned Flanders, sono riuscito a venir fuori dal problema, però... ho perso tutti i miei dati. Video, documenti e soprattutto tre anni di foto si sono letteralmente volatilizzati, quando mi sono reso conto di quello che avevo combinato ero sul punto di piangere. Nuovamente l'amico Marco è venuto in mio soccorso fornendomi il nome di un programma che ha la capacità di recuperare i file persi nei labirintici meandri del pc. Grazie a questa dritta, sono riuscito a salvare circa il 60% delle fotografie... meglio di niente.
D'ora in avanti bando alla pigrizia! salverò le foto su altri supporti periodicamente evitando così di fare dei disastri interattivi.

Diciamo che qui ha inizio la versione 2.0 di Barba e del suo blog.

Un ringraziamento va all'amico Marco per avermi tolto dai pasticci l'ennesima volta!


mercoledì 12 marzo 2014

San Vincenzo al Furlo

Dopo aver mostrato alcune chiese in completo sfacelo, questa volta voglio parlare di un antico tempietto completamente recuperato e fruibile a tutti: La Chiesa abbaziale di san Vincenzo al Furlo. Subito dal nome si evince il luogo dove sorge l'edificio sacro, in prossimità della Gola del Furlo, precisamente ad ovest di questa, accanto all'antica via consolare Flaminia. Quest'edificio probabilmente non suggerirà nulla alla stragrande maggioranza delle persone ma nel medioevo era il tempio di una potente abbazia fortificata, certo non importante come quella di Bobbio o Nonantotla o tanto meno Cassino però, a suo tempo, ebbe una grande influenza sul territorio circostante. A queste considerazioni va aggiunto che l'abbazia ospitò due grandi riformatori del monachesimo italiano come San Romualdo e San Pier Damiani.
Consiglio a tutti di far visita a questa antichissima chiesa, senza di essa un'escursione alla Gola del Furlo sarebbe gravemente incompleta. 

Ben visibile dalla via Flaminia ecco come appare oggi l'antica Chiesa di San Vincenzo al Furlo, edificata con la tipica pietra bianca locale e dall'insolito portamento slanciato. Fino al XIII° secolo l'edificio era composto anche da una navata destra di cui oggi restano alcune parti.
San Vincenzo al Furlo ha  probabilmente antichissime origini, qualcuno sostiene che sia sorta addirittura in età paleocristiana, è certo però che la chiesa venne edificata sopra le rovine di un'antica città romana: Pitinum Mergens. La tesi appena descritta è avvalorata dalla presenza di un frammento di cornicione romano sopra l'architrave del portale d'ingresso. Quest'ultimo invece è di chiara origine medioevale e conserva tuttora la seguente dicitura: A. D. MCCLXXI. ECCLESIA VACANTE. ET IMPERIO. NULLO, EXISTENTE. BONAVENTURA. ABB(..)S S. VINCENTII H(..) OPUS FIERI FECIT. La pietra ricorda la ricostruzione di San Vincenzo nel 1271 inseguito alla distruzione dell'abbazia, avvenuta nel 1246, ad opera del comune di Cagli, da sempre desideroso d'impossessarsi delle terre amministrate dai ricchi monaci.
La chiesa appena oltrepassata la soglia d'ingresso. Il presbiterio rialzato è raggiungibile tramite una ripida e consunta scalinata ed è sormontato da un abside semicircolare. I lastroni che compongono la parte bassa, con tutta probabilità, sono stati ricavati da precedenti strutture del periodo romano o paleocristiano.
La pareste destra; tra gli archi tamponati è possibile osservare diversi affreschi tardo rinascimentali. Tra le figure, non voglio sbagliarmi ma credo di riconoscere due raffigurazioni di San Sebastiano, soggetto onnipresente nell'arte medioevale, del resto è considerato protettore dalle calamità e dalle pestilenze.
Sul fianco del colonnato appare un santo frate semi evanescente.
Questo frammento di affresco, dove sono visibili solo due teste, potrebbe essere una raffigurazione di San Cristoforo mentre trasporta il Cristo sulle spalle.
Prossimo al presbiterio ma il mio sguardo si posa in basso, verso quei due piccoli archi che conducono alla cripta.
L'ingresso di destra, già intravedo il colonnato interno.
Accanto all'arco noto questa antichissima ed enigmatica incisione, sarei molto curioso di conoscerne il significato.
L'interno della cripta, una delle parti più antiche della chiesa. In questo luogo vennero custodite le spoglie di San Vincenzo da Bevagna, portato dai profughi umbri dopo che la loro città venne distrutta dai Longobardi nel 571.
Il colonnato è arricchito da capitelli piuttosto primitivi nella fattura e nelle decorazioni ma di chiara influenza bizantina.
Alcune decorazioni floreali.
Ancora un bel capitello, questa volta arricchito con una figura d'animale. La foto è stata scattata in un'altra occasione perchè durante la visita precedente mi sono dimenticato di questi fregi, la luce è molto meno soffusa (da cripta) ma mostra in modo eccellente l'ambiente circostante.
L'altare dove vennero custodite le spoglie di San Vincenzo. I resti del santo riposarono in questo luogo fino al 970, anno in cui dei monaci molto più legati al denaro che alla fede li vendettero a tal Deodorico, vescovo di Metz, cugino dell'imperatore Ottone I e grande collezionista di reliquie.
Abbandonata la cripta resta il presbiterio, l'area un tempo riservata ai monaci.
La zona alta della chiesa conserva ancora numerosi affreschi appartenenti ad un ciclo pittorico originariamente ben più ampio. Osservando questa sorta di trittico appare a sinistra la figura di San Rocco, altro santo protettore da peste e calamità, sotto di esso è ancora ben leggibile l'anno di fattura MDXXV = 1525.
Ancora santi vescovi e santi barbuti con tanto di campanella...
Quasi da sembrare una riproduzione in serie l'ennesimo santo barbuto e Madonna con Bambino... pare quasi di giocare a Trova le differenze.
Tutt'altra mano ha dipinto quest'ultimo affresco del presbiterio dove una Madonna ieratica allatta il bambinello.
Fine della visita; prima di scendere dal presbiterio però non posso far a meno di ammirare le austere arcate e il riflesso della luce sulle consunte ed antichissime pietre del pavimento.

Per saperne di più sulla storia e le bellezze dell'Abbazia di San Vincenzo al Furlo consiglio di far visita al blog dell' UNILIT di Cagli, l'associazione Università Libera Itinerante fornisce informazioni maggiori e più dettagliate rispetto a qualsiasi pagina web riguardante la chiesa.

Guarda dove si trova la Chiesa abbaziale di San Vincenzo al Furlo.