sabato 22 febbraio 2014

A passo lento sul Monte Petrano cercando qualcosa di bello

L'inverno è ormai giunto nella sua fase finale e, purtroppo, non ha lasciato alcun segno dietro di se... Il gelo e la neve, paiono sfocati ricordi dei tempi andati. Questa anomala stagione non mi lascia indifferente anzi, senza la possibilità di effettuare una passeggiata al freddo, immerso nelle varie sfumature di bianco, mi sentirei menomato nello spirito, privato di quella gioia infantile che è intrinseca alla neve. Allora mi sono detto: Se la montagna non va da Maometto, è Maometto che va alla montagna! e fatto mio il proverbio, ho colto al volo la prima occasione possibile per dirigermi verso le alture dell'Appennino con l'intenzione di fare una tranquilla passeggiata, lontano dalle auto ma soprattutto capace di soddisfare il mio immaginario d'inverno. 
Il Monte Petrano si è prestato in modo egregio a queste mie esigenze. 
La montagna sorge a ridosso della cittadina di Cagli (PU), incastonata tra il Massiccio del Catria e il complesso del Monte Nerone, rispetto ai quali è ben poca cosa, vista da est ha una strana forma trapezoidale, causata dal pianoro che ne occupa la sommità. Ad essere sincero, il Monte Petrano non mi è mai piaciuto proprio a causa del suo altopiano sommitale, ventoso e privo di ripari naturali, costellato da edifici alcuni dei quali fatiscenti e fin troppo affollato dai più disparati generi umani. L'unico motivo che mi ha fatto optare per questa modesta cima di 1162 metri di quota, è quello della strada: comoda, asfaltata e soprattutto chiusa al traffico per via di alcuni smottamenti autunnali. 
Ma sincerità per sincerità, durante la passeggiata ho dovuto cambiare opinione, constatando che il mio giudizio negativo era frutto della superficialità; anche sul Monte Petrano è possibile trovare qualcosa di bello!
Le foto sono qui a dimostrarlo...

Una tranquilla domenica pomeriggio, pronto per la classica passeggiata del dopo pranzo, raggiungo le pendici del Monte Petrano attraverso la strada che sale da Cagli. A metà della salita m'imbatto in un numero imprecisato di transenne, è ora di lasciare la macchina e di mettersi in marcia.
La frana che ha fatto chiudere la strada per così tanto tempo si è rivelata piuttosto effimera ed io, tranquillamente, passeggio lungo la via osservando l'ombra della montagna allungarsi sul panorama circostante.
Al primo di una lunga serie di tornanti abbandono la strada e inizio a salire le pendici della montagna attraverso i prati. Il paesaggio in questo punto mi lascia piacevolmente sorpreso, non riesco a distogliere lo sguardo da un sentiero che si perde fra gli alberi, sormontato dai picchi innevati del Monte Nerone.
In piena arrampicata con le gambe pesanti ed il fiato corto... insomma, sono completamente fuori allenamento! ma la vista sul versante meridionale del Monte Nerone è veramente appagante.
Il panorama in direzione est, fino alla Gola del Furlo: l'ombelico della provincia di Pesaro-Urbino.
Mentre sotto di me ecco far capolino la città di Cagli.
Prossimo alla parte alta del Monte Petrano scorgo le prime chiazze di neve. All'orizzonte sempre il Monte Nerone, osservandolo bene mi accorgo di un minuscolo villaggio appeso alle sue pendici.
Si tratta di Via Strata, è la prima volta che riesco a vedere questo piccolo ammasso di case, fino ad ora sapevo della sua esistenza solo grazie un cartello stradale posto lungo la via a valle.
Raggiunti i primi spazi innevati, sono incuriosito da questi bromboli in piena formazione, goccia dopo goccia ammiro l'evolversi della materia solida fino ad avere l'impressione che il ghiaccio in certe condizioni abbia proprietà plastiche.
Il sole come lo si vede solo d'inverno mentre fonde il manto nevoso.
Nei punti d'ombra un freddo glaciale inizia ad opprimere ogni cosa.
Salendo, anche la strada è ricoperta dalla neve così, mentre passeggio, inizio a controllare tracce ed impronte ipotizzando e immaginando chi mi ha preceduto lungo il tragitto.
Prossimo al pianoro sommitale do un'occhiata verso nord, ancora il Nerone a sinistra mente a destra sullo sfondo è riconoscibile il Monte Carpegna.
Finalmente raggiungo l'altipiano del Monte Petrano e ovviamente un vento gelido inizia a sfrerzare la mia povera schiena.
La modesta cima della montagna sormontata da una croce e da un grande ripetitore.
Una sbirciatina a sud, in direzione del massiccio del Catria dove posso contemplare in tutta la sua bellezza la cima del Monte Acuto. Nello stesso momento in cui scruto le montagne prospicienti, sono piuttosto disgustato dal numero e soprattutto dallo stato in cui si trovano molti degli edifici che costellano il Monte Petrano.
Il freddo vento e l'ora tarda mi spingono a valle; le ombre si allungano sempre più mentre ammiro questo grande faggio solitario.
Un'ennesima occhiata all'Acuto, questa volta con un atmosfera più naturale.
Inizio una rapida discesa fino a raggiungere il primo tornante a valle dove mi accorgo che il tramonto è ormai imminente. Gli ultimi raggi del sole tagliano in due gli alberi, proiettandosi per chilometri verso est.
Decido di sedermi sull'erba e assistere a questo evento spettacolare che ormai poche persone sono capaci di capire ed apprezzare veramente.
I colori si fanno più intensi mentre il sole scende inesorabile ed io scruto l'orizzonte per vedere l'ultimo raggio infrangersi all'orizzonte.
L'ultimo istante della giornata.

Guarda la mappa della mia passeggiata sul Monte Petrano.

lunedì 3 febbraio 2014

Affreschi dimenticati

Le colline che circondano la Valle del Metauro sono costellate di piccoli borghi, a volte minuscoli ma ognuno di essi reca con se un bagaglio storico di un certo rilievo, come del resto tutti gli antichi villaggi del bel paese. A volte però si rimane scioccati nello scoprire che dietro quelle vecchie, anonime, mura si celano dei veri e propri tesori, spesso dimenticati. Questo è il caso di Fontecorniale, borgo medioevale arroccato su di un promontorio a 450 m s.l.m., nel comune di Montefelcino (PU). Fino a poco tempo fa, conoscevo Fontecorniale per le travagliate e sanguinose vicende che la interessarono durante l'ultimo conflitto mondiale ma recentemente, consultando alcuni siti internet locali, ho appreso dell'esistenza di una piccola chiesetta piena zeppa di affreschi d'epoca rinascimentale. L'edificio sacro, di proprietà privata, si trova ai piedi della cinta muraria e fa parte di una piccola borgata rurale, l'intero complesso versa in grave stato di abbandono. Il luogo insomma ricorda in tutto e per tutto un villaggio fantasma nonostante la parte sovrastante del paese sia ancora abitata, è il posto ideale per chi ama visitare rovine e paesi in decadenza come me. 

Ma veniamo alle foto...

Giungo a Fontecorniale in una grigia giornata, direi quasi plumbea, un vero peccato perchè da questo paese è possibile godere di un panorama eccezionale su tutta la Val Metauro. Comunque sia una stradina asfaltata mi conduce nella parte bassa del borgo ed immediatamente scovo il campanile della chiesetta.
Il luogo è totalmente abbandonato ma non posso negare di trovarvi un certo fascino. La chiesa, molto semplice nella struttura, venne eretta nel 1440 e dedicata a San Michele Arcangelo anche se alcuni la conoscono come Santa Maria della Misericordia.
Proseguendo lungo lo stradino trovo l'ingresso completamente ostruito da rovi e frasche.
Nel frattempo do un occhiata intorno, cerco d'immaginare come doveva essere la piccola borgata prima che i suoi abitanti diventassero dei fantasmi.
Trovo una via d'accesso per entrare in chiesa e questo è lo sconfortante stato in cui versa. Gli affreschi deteriorati, vistose crepe sui muri e il tetto sfondato probabilmente dai due metri di neve caduti durante la grande nevicata del 2012.
Tutte e quattro le pareti originariamente erano interamente ricoperte di pitture, i numerosi rifacimenti durante la secolare storia del tempio e sopratutto l'attuale stato d'incuria stanno velocemente dissolvendo queste opere d'arte.
Noto però che l'intero ciclo venne ricoperto da uno strato d'intonaco, con ogni probabilità l'espediente ha allungato la vita degli affreschi.  La parete sinistra rispetto alla porta d'ingresso, ancora protetta dal tetto, custodisce alcune figure di santi in discreto stato. Qui sopra, a destra, scovo la rappresentazione di San Sebastiano mentre a sinistra si nota una figura femminile della quale ho potuto apprezzare solo una mano ben fatta.
Passando avanti osservo un altro dipinto, la differenza con i precedenti è notevole, le mani prima ben delineate qui sono solo abbozzate e quella che con tutta probabilità dovrebbe essere pelle è decorata con motivi floreali. Non vorrei azzardarmi ma il calice in mano potrebbe rivelare una raffigurazione del Cristo.
Con discrezione, cercando di non far rumore calpestando i calcinacci e soprattutto evitando di trovarmi sotto una tegola pericolante, mi avvicino alla parte più riparata della parete destra. Vengo subito attratto da questa figura di frate con penna e stigmate alla mano.
Accanto, dopo una nicchia murata, ecco l'ennesima immagine di San Sebastiano a riprova del fatto che qui vi operarono diversi pittori ed in momenti differenti.
In alto tra i due dipinti precedenti appare questa figura seduta, si dice rappresenti un vescovo ma sulle ginocchia noto un Bambinello dalla veste dorata. Sotto l'affresco è ben leggibile la scritta Petrus durantinus pinxit, l'autore  proveniva da Casteldurante, l'attuale Urbania.
In fondo alla parete destra, accanto ad una finestrella, individuo questo affresco e osservandolo con attenzione sono arrivato a ipotizzare che si tratta di una Madonna del Latte, ovvero in procinto di allattare Gesù bambino.
La parte "migliore", il muro presbiterale.
L'affresco di sinistra, attraversato da un'inquietante crepa, è praticamente incomprensibile ma gli altri sono molto interessanti e ricchi di iscrizioni. A destra infatti si trova una raffigurazione di San Martino e accanto con tutta probabilità una Madonna assieme al Bambinello, quest'ultimo con indosso una collana di corallo mentre sotto è presente l'iscrizione: Hoc op fecit... dona... Mateo d'Antoni.
Il dipinto centrale consiste in un'altra bellissima immagine di Madonna con Bambino questa volta seduta su trono. Ai piedi della mirabile opera è a malapena leggibile la data 22 aprile 1446.
Quello che mi piace di quest'affresco sono i dettagli come questi puttini dalla testa alata che circondano un Dio barbuto e benevolo.
Oppure i due angeli che sopra delle nuvolette suonano con degli strumenti a corda per la Madonna e il suo figlioletto.
Osservando con attenzione il panorama collinare sotto i due suonatori alati, credo di aver riconosciuto i paesaggi reali che circondano Fontecorniale. In particolare nello sfondo di destra (qui sopra), le cime più alte ricordano moltissimo la sagoma del Massiccio del Catria.

Questi affreschi sono un patrimonio, un tesoretto dell'arte ma con ogni probabilità il loro destino è già segnato. Possibile che le autorità competenti non si siano mai accorte di loro?
Devo ringraziare il sito La Valle del Metauro, solo grazie ad esso sono venuto in possesso di qualche informazione riguardo la chiesa di San Michele Arcangelo in Fontecorniale.

Guarda dove si trova Fontecorniale.