lunedì 16 giugno 2014

Il Monte San Bartolo tra vecchi e nuovi tracciati

Durante ques'ultimo inverno sono venuto a sapere che alle pendici del Monte San Bartolo, colle omonimo a quello del parco regionale tra Pesaro e Gabicce, il comune di Monteciccardo (PU) ha creato un interessante circuito escursionistico. Si tratta di quattro nuovi tracciati che si snodano tra boscosi colli, verdi pascoli e incantevoli campagne. Precedentemente, sul San Bartolo, anche l'ormai estinta Comunità Montana del Metauro fece transitare un percorso escursionistico ma di quel tracciato restano solamente dei malinconici cartelli disseminati qua e la.
La zona, ad eccezione della cima del Monte San Bartolo e di quella del suo gemello Monte della Croce, occupate da selve di ripetitori, è veramente incantevole e va assolutamente valorizzata e fatta conoscere. Di tanto in tanto, facendo riferimento al vecchio sentiero, ho esplorato le pendici di questo colle e ne sono rimasto sempre più affascinato dalla sua bellezza. Ma il problema era quello di finire involontariamente in qualche proprietà privata e magari incontrare indigeni poco amichevoli. Ora, invece, con i nuovi tracciati, posso esplorare questo monticello in tutta tranquillità e scoprire incantevoli angoli nascosti.

Da molto tempo avevo in mente un' escursione che dal San Bartolo, attraverso alcune stradicciole, mi conducesse fino alla valle del Torrente Arzilla, sulle pendici settentrionali del monte. Vedere ora questa "mia" escursione come uno degl'itinerari proposti, mi ha fatto molto felice. Inutile anche dire che non appena ho trovato la giornata giusta per farlo mi sono catapultato sul monte San Bartolo munito di scarponi e bastone d'ordinanza. Di questa bella camminata, oltre ai miei ricordi, rimangono queste numerose foto... mi dispiaceva scemare ulteriormente le immagini e perciò ho deciso di lasciarle in modo che anche il lettore possa immedesimarsi meglio nelle sensazioni provate dal camminatore.

La partenza. Lo strano incrocio a x-bislunga in prossimità della cima del Monte San Bartolo, lungo quello che era il tracciato del vecchio Trekking del Metauro. Da qui inizio a camminare attraverso la stradicciola a destra.
Procedo con piacere lungo la via ombreggiata dagl'alberi del bosco circostante.
Cartello un po attempato ma sempre valido inchiodato ad un albero.
I campi di grano che ondeggiano sul Monte Albrullo.
Una grande quercia si staglia sul panorama che raggiunge il Mare Adriatico.
Prendo un sentiero secondario per salire in cima al Monte Albrullo.
Il grande ripetitore che indica la cima del San Bartolo (555m s.l.m.) e sotto le numerosissime stradine che si intersecano.
Lumaca appesa ad uno stelo d'erba.
In questo prato incolto scorgo alcuni bellissimi fiori che sembrano fatti di carta stropicciata molto apprezzati da farfalle ed altri insetti.
Il panorama verso ovest, l'appennino.
Altri fiori stupendi.
Faccio praticamente il giro del Monte Albrullo e dopodiché inizio a scendere in direzione nord-est. Sullo sfondo, oltre al mare si trovano il Monte Santa Maria e dietro Monteciccardo.
Un tratto pianeggiante tra campi di grano e pascoli.
Continuo a scendere camminando su un sentiero stretto dalla boscaglia e da bellissime ginestre in fiore.
Fuori dal bosco, circondato da campi di grano volgo lo sguardo dietro di me.
Proseguo e alla mia sinistra vedo nuovamente Monte Santa Maria e il suo piccolo castello sulla cima.
Alla mia destra invece noto un casolare in rovina posto sulla cima di un colle, si tratta di Monte Bianchi detto anche Il Giardino. Raggiungerò quei ruderi durante la salita che mi riporterà sul Monte San Bartolo.
Ma nel frattempo arrivo a questo casolare rosa appena ristrutturato.
Scendo dietro la casa e continuo il cammino in mezzo a enormi campi di grano... le luminose tonalità di verde che si vedono in lontananza sono una vera gioia per gli occhi.
Sosto all'ombra per ammirare le colline rivestite di boschi degradare verso valle.
Una staccionata sta ad indicarmi che il fondovalle è ormai prossimo.
L'azienda agricola dei fratelli Manca, con ogni probabilità i campi che ho appena attraversato sono loro.
Dall'altra parte del fosso, un agricoltore con il suo trattore imballa il fieno.
Raggiungo i capanni della fattoria e finalmente trovo le pecore; la zona del San Bartolo è vocata all'allevamento ovino e alla produzione di ottimo formaggio pecorino.
All'azienda non trovo nessuno, proseguo fino a raggiungere il fondovalle e quindi il Torrente Arzilla. Lungo la strada mi imbatto in questo cartello illustrativo con l'itinerario dell'escursione che sto facendo; c'è da dire però che per tutto il tragitto non c'è alcuna segnalazione.
Sempre camminando sul fondovalle, accanto al Torrente Arzilla, raggiungo le case di località Petricci.
Svolto a destra in questo ponte, un altro cartello segnala un itinerario adiacente a quello che sto percorrendo.
Dopo il ponte salgo a destra su una polverosa strada e oltrepassata la fattoria Nobili il percorso si appiana.
Quando la strada si fa comoda diventa facile sbagliarsi, l'istinto porta il viandante a prendere la via meno faticosa, anche se non è quella giusta... ed è proprio quello che ho fatto anch'io. Camminando lungo il sentiero, piacevolmente pianeggiante, mi sono rilassato fin troppo dando poca considerazione ad una viuzza che saliva sulla destra. Solo quando ho raggiunto alcuni ruderi mi sono resoconto dell'errore.
Curioso, ficco la testa dentro una finestra di un caseggiato ancora in piedi e scopro queste scritte. Appena le ho viste ho pensato all'amico Leo, alla sua passione per le vecchie iscrizioni, certo queste non parlano di misure antiche o di vecchi lavori che non esistono più ma allo stesso modo testimoniano un mondo ormai lontano.
Torno indietro e trovata la via giusta inizio una lunga salita.
I fiori sono innumerevoli ma su tutti dominano quelli gialli della ginestra.
Il cielo si incupisce, nel frattempo scruto il panorama in direzione del mare.
Nuovamente in vista del Monte San Bartolo.
Verso sud-est fanno capolino il paese di Mombaroccio, il colle del Beato Sante con il suo campanile ed il Monte della Mattera con i suoi ripetitori.
Fiori di sulla tappezzano i bordi della strada.
Ed eccomi finalmente ai ruderi di Monte Bianchi.
Il bosco è ormai vicino.
L'ennesimo rudere costeggia la via. Devo affermare che il numero di casolari diroccati che si trovano lungo le pendici del Monte San Bartolo è veramente impressionante, se si mettessero assieme si creerebbe un paese fantasma.
Prossimo ormai alla fine del bosco, sono nuovamente nelle vicinanze del Monte Albrullo, non mi rimane che affrontare l'ultimo tratto e tornarmene soddisfatto e sereno a casa.

Guarda il percorso sulla mappa.

domenica 1 giugno 2014

Monte Pietralata coast to coast

Escursione sui monti del Furlo, fatta ormai da qualche tempo e che ero persino indeciso di pubblicare a causa del tempo uggioso incontrato. Ma, dopo averci pensato a lungo, mi sono detto che nonostante un'uscita disattenda le aspettative ha sempre qualcosa d'interessante da mostrare. Premesso ciò, seguendo le foto, mi avvio in questa camminata sul monte Pietralata.

Parto dalla frazioncina di Villa Furlo, lungo la via Flaminia, ad est della gola. Sulla vecchia mappa escursionistica il posto è indicato come Curva di Galli. Transitando per il villaggio nei miei spostamenti verso la Gola del Furlo, ho sempre scrutato con una certa curiosità il cartello escursionistico posto ai margini della strada. Controllando successivamente le carte ho notato che da Villa Furlo parte il grande declivio del Pietralata, conosciuto come Costa Orientale e Costa Occidentale... non avevo bisogno di altro per programmare un'escursione dalla Curva di Galli. Sarei partito dal villaggio e avrei percorso la cresta del gigantesco pendio da parte a parte.
Ed eccomi sopra il punto di partenza, sotto è la parte ovest di Villa Furlo, casupole, capanni, orticelli e poco altro, più avanti la gola e il viadotto della superstrada. Purtroppo il cielo è ricoperto da fitte nubi e l'aria caliginosa, un vero peccato per un escursione che offre il meglio di se nei panorami.
Dopo una lunghissima salita a zig-zag, raggiungo il sentiero indicato sulle carte attuali con il numero 440, svolto a destra in direzione di Ca'Peci.  Durante la salita iniziale si possono trovare, tra le ghiaie del costone, innumerevoli frammenti di vasi, vecchi bicchieri ed altro, forse il pendio era usato come discarica dagl'abitanti del vicino caseggiato.
In prossimità di Ca'Peci scruto la Valle del Metauro.
Ca'Peci in perfetto stato di abbandono, c'è una fonte d'acqua ma non è potabile mentre attorno è pieno di mura in rovina.
Un fiore immancabile attorno alle case contadine della zona.
Accanto a questo ultimo rudere di Ca'Peci inizia la vera salita sulla Costa Orientale. Un tempo il sentiero era segnalato e percorreva tutto il declivio da parte a parte, oggi è stato in gran parte abbandonato ma è ancora agibile.
Mentre mi affatico nella salita sento rumori di animali, mi affaccio su una piccola valle e scovo questa famiglia di cinghiali che con tutta tranquillità attraversa un costone fuori dalle fronde del bosco.
Proseguo e noto con piace la presenza di alcuni segnavia; il terreno è stato totalmente "arato" dai cinghiali.
Il sentiero raggiunge una strada, è la stessa che percorsi tempo addietro con il mio amico Bicio quando salimmo sulla cima del Pietralata (Quei due sul Monte Pietralata). Da qui alla vetta ripercorrerò lo stesso tragitto.
Mentre salgo qualche timido raggio di sole rallegra il mio spirito di camminatore solitario.
Uno squarcio nel cielo illumina proprio la parte alta del Pietralata.
Il panorama dai prati alti sarebbe eccezionale ma la foschia riduce notevolmente la vista, mi devo accontentare di questo scorcio sul borgo di Canavaccio, dominato dal colle della Torre Brombolona e dai boschi delle Cesane.
Verso il Monte Paganuccio, il dirimpettaio del Pietralata. Nella foto la Gola del Furlo che si frappone tra i due massicci quasi non si nota, sembrano un'unica montagna.
Le nuvole si scostano e io guardo a valle verso i colli delle Cesane e Fossombrone che si scorge appena a fondo valle.
Qualcuno in deltaplano sorvola la montagna al posto delle aquile.
Ancora il Monte Paganuccio, nel frattempo le nubi si sono ricompattate dando un aspetto autunnale all'ambiente circostante.
Il bosco che lambisce la prateria sommitale in una surreale atmosfera novembrina.
La modesta cima del Monte Pietralata, 889 m s.l.m.; inizia la discesa lungo la Costa Occidentale.
Tra la foschia spunta fuori l'abitato di Acqualagna, la cittadina nota per il suo pregiatissimo tartufo e per aver dato i natali ad Enrico Mattei.
Lungo la dorsale della Costa Occidentale osservo la chiesa di Pietralata dove nel medioevo sorgeva l'omonimo castello. Pressappoco da questo stesso punto di osservazione abbandono il crinale e, seguendo i segnali, mi avvicino nuovamente al sentiero 440 che mi ricondurrà al punto di partenza.
Inizio così una lunga marcia verso est tra cupi boschi di lecci.
E grandi macchie di pini da rimboschimento.
Una volta raggiunto il sentiero 440 non posso fare altro che osservare la cima del Monte Pietralata dove mi trovavo qualche tempo prima.
Lungo il tragitto scopro anche questa piccola e umida grotta.
Il cammino si insinua nel bosco.
Non appena mi trovo allo scoperto osservo l'estendersi della foresta... anche questa zona è zeppa di cinghiali e più volte mi sono trovato a pochi centimetri da queste bestie senza riuscirle a vedere.
Prossimo all'arrivo, poco sopra la Curva di Galli, mi fermo ad ammirare gli ultimi raggi di sole della giornata riflettersi sulle pareti della gola.

Guarda la mappa dell'escursione.