Quest'estate mi sono presentato nel villaggio di Parchiule ben deciso a ripercorrere il sentiero e postarlo finalmente sul blog. Insieme a me c'era anche l'amico Fabrizio, detto Bicio, desideroso come non mai di esplorare per la prima volta le montagne dell'Alpe e cercare zone buone per i suoi amati funghi.
Prima di mostrare le foto e raccontarvi le cose viste ecco qualche nozione sull'itinerario svolto:
Il percorso nel complesso è lungo poco meno di 20 Km, da Parchiule, attraverso il sentiero segnalato con il numero 90, si cammina all'interno di una valle fino a raggiungere i prati e poi il passo di Sbocco Bucine. A questo punto girando a destra e proseguendo a ridosso della cresta dell'Alpe della Luna, si bypassala la cima del Monte Maggiore (1384 m) e di li a poco la vetta del Monte dei Frati (1453 m) è raggiunta. Per il ritorno al punto di partenza c'è una variante, una volta svalicato Sbocco Bucine invece di scendere a valle si imbocca il sentiero 90bis che passando di cresta in cresta arriva ad una minuscola località chiamata Villa ed infine a Parchiule. L'intero percorso si effettua in 8 ore includendo mezzora di sosta.
Ed ecco le immagini... a dire il vero sono molte, forse troppe per descrivere l'itinerario ma in certi casi trovo difficile scartare alcune foto solo per il fatto di essere sintetici, sminuirebbe un'escursione stupenda, ricca di emozioni.
Prima mattina a Parchiule, poche case, quasi tutte di pietra, ancora animate dalla presenza di un'ottimo ristorante ed un piccolo baretto. Io e Fabrizio scendiamo dall'auto e messe in spalla le nostre cose iniziamo il cammino.
Subito dopo il paese appare una chiesa con difronte un antico ponticello che conduce guarda caso... ad un'altra chiesetta.Oltrepassati i due edifici sacri, la strada si biforca e noi due prendiamo a destra verso località La Villa, un villaggio incantevole sormontato da un'antica torre.
Le ginestre in fiore contornano il nostro passaggio mentre mi accorgo che la segnaletica è stata potenziata dall'anno precedente.
La valle chiusa fra i monti e sommersa nel verde... stiamo entrando nelle "terre selvagge".
Guadando il torrente. Lo scorso anno l'acqua del ruscello era maggiore e dall'altro lato dell' inquadratura un piccolo ma bellissimo salto d'acqua mi ha fatto sostare per diversi minuti, purtroppo quest'anno mi è andata male.
La volta precedente però non avevo visto questi ruderi... il motivo... occhi foderati di prosciutto? no di fragoline di bosco... ne sono ghiotto! La mappa segnala la presenza di diverse case a ridosso del torrent ma la vegetazione le ha fagocitate quasi tutte, solo qualche pietra squadrata ne tradisce la presenza.
Continuiamo la marcia fino a raggiungere un bivio, qui bisogna prendere a destra, i segnali sono poco visibili. Sostiamo per qualche istante e Fabrizio mi fa conoscere i benefici della frutta essiccata mentre io gli propongo il mio tè verde al miele. Appena ripreso il cammino ci ritroviamo in incantevoli ambienti plasmati dall'acqua, purtroppo la strana luce che filtra tra le fronde degl'alberi non mi ha consentito di fare foto che rendano giustizia alla bellezza di questi posti.
I resti di Casa Sarza, il sentiero gli gira dietro e si impenna sul crinale sovrastante.
Non posso fare altro che ammirare la grandiosità di queste foreste, nel pesarese sono rarissimi luoghi in cui la presenza umana sia così rarefatta.
Ma è proprio quando uno pensa di aver raggiunto i confini della civiltà che se la ritrova di fronte, sotto forma di ampio tratturo.
Ed è qui che ho quasi calpestato questa vipera, solo all'ultimo mi sono accorto del suo lento strisciare... inutile dire che il mio piede si è pietrificato all'istante.
La strada ci porta ai pascoli di Capanna Bucine; le alture dell'Alpe sono quasi a portata di mano.
Mentre iniziamo l'ascesa per raggiungere il valico di Sbocco Bucine do uno sguardo verso la valle appena risalita.
Giunti in cima alla salita, un palo malconcio ci fornisce ulteriori indicazioni su dove andare. Fabrizio proprio in questo punto scova tra le foglie di faggio un solitario fungo galletto, da qui in poi abbiamo tenuto sempre un occhio fisso al terreno.Capanno di caccia con tanto di barbecue per arrostire.
Finalmente Sbocco Bucine; abbiamo raggiunto la cresta dell'Alpe della Luna e anche i territori toscani.
Le meravigliose faggete che ricoprono questi monti. Qui Fabrizio, preso dalla febbre del fungo, inizia a scrutare qua e la tra foglie e ceppi immaginando già un'eventuale spedizione di raccolta su queste montagne.
La foresta lascia spazio ad una piccola radura.
Uno squarcio nella vegetazione ci consente di vedere la Valle del Tevere ed il Lago di Montedoglio.
Il panorama di nord-est, sullo sfondo a sinistra è possibile osservare il Monte Carpegna.
L'Alpe della Luna scende dolcemente verso la Val Tiberina, molto più ripidi sono i pendii del versante adriatico.
Nuovamente al cospetto del grande faggio.
La Ripa della Luna.
Il tragitto in altura è caratterizzato oltre che dal panorama anche dall'odorosa presenza di vere e proprie praterie di aglio orsino.
Uno sguardo giù per la ripa.
Fabrizio scatta questa foto mentre mi affaccio sul dirupo.
Ed eccolo Fabrizio..
Panoramica sulle boscose cime dell'Alpe.
Scrutando l'orizzonte verso sud-est.
Finalmente raggiungiamo la cima del Monte dei Frati, nonostante si tratti di una montagna dall'altezza modesta la temperatura è sempre piuttosto basa quassù.
Il Bivacco Paolo Massi poco sotto la cima.
Mezzora di sosta, ci rifocilliamo, lasciamo i nostri nomi sul quaderno del viandante e "annusiamo" la strana atmosfera di questo posto. Immersi in un ombrosa foresta, circondati da un rimbombante silenzio, gli unici rumori che sentiamo sono i nostri e sembrano assordanti, è facile capire perchè questo monte viene detto dei Frati.
Torniamo indietro e con un certo sollievo scendiamo in ambienti più caldi e soleggiati. Raggiunto il bivio tra il sentiero 90 e il 90bis, ai piedi di Sbocco Bucine, Fabrizio vuole perlustrare la zona nel caso trovasse ancora qualche fungo come all'andata, nel frattempo i miei occhi si godono dei suggestivi giochi di luce tra bosco e radura.
Prosegue il cammino verso Parchiule lungo il sentiero 90bis e i suoi passaggi in cresta, nel frattempo scruto per l'ennesima volta i monti dell'Alpe degradare verso meridione.
Giglio Martagone incontrato lungo il cammino.
L'orizzonte in direzione sud-est, ben visibile sullo sfondo è il Monte Nerone ma con un po d'occhio è facile distinguere i principali rilievi del territorio pesarese.
Il paesaggio di queste alture diventa piuttosto arido.
Il Monte Maggiore a sinistra e dietro sulla destra quello dei Frati, è ben visibile anche la Ripa della Luna.
Abbandoniamo la cresta principale per raggiungerne una secondaria più in basso, durante lo spostamento attraversiamo questi suggestivi sedimenti, le rocce più dure paiono quasi delle enormi ruote dentate... degli ingranaggi di chissà quale fantastico macchinario.
I segni dell'uomo si fanno sempre più evidenti.
Ma basta girarsi alle spalle per ammirare ancora una volta la selvaggia bellezza di queste montagne.
Il tragitto di ritorno è stato piuttostoduro ma finalmente ecco apparire la prima tangibile traccia di civiltà, la torre medievale della Villa.
La torre vista da più vicino.
Il minuscolo villaggio de La Villa incastonato tra le verdi montagne, un paesaggio idilliaco!
Scesi nel piccolo borgo ci rinfreschiamo nella fontanella e iniziamo a parlare della gelida birra che ci attende all'arrivo a Parchiule.Osserva l'intero itinerario sulla MAPPA.
(P.S.) Ringrazio l'amico Fabrizio per avermi fornito alcune delle foto pubblicate in questo post e mi scuso con lui dell'enorme ritardo con cui ho pubblicato la nostra escursione.
Che bosco! non ti stupiresti di scoprirci anche una qualche piramide maya.
RispondiEliminaMagari cercando... che ne sai!? Foreste magnifiche sull'Alpe della Luna, peccato che sul versante marchigiano ancora non sia stato istituito un parco.
EliminaChe viaggio! E che foto! L'anno prossimo, quando finalmente faccia il mio viaggio, io passerò qui vicino (tra San Marino e Gubbio!). Mamma mia, una vipera ai tuoi piedi! Che avventura! Mi piacciono molto i tuoi viaggi tra la natura. Grazie per la condivisione, Barba. Ed un abbraccio, caro amico.
RispondiEliminaCiao Patzy! grazie... un po avventura ed imprevisti bisogna metterli sempre nel conto in questi viaggi nella natura.
EliminaFinalmente, il tuo viaggio in Italia! ma ora non ricordo se me lo hai già detto... quali posti hai deciso di visitare tra San Marino e Gubbio?
Un caro saluto!
Barba! Grande escursione! Anni fa la feci con un amico, ma semplificato di molto, perché usammo due macchine e partimmo da Montedale se non sbaglio, quindi già un bel pezzo in alto. Tra l'altro una volta a valle avemmo un incontro pericoloso, e, entrambi non fumatori, ci fumammo un afgano che rese il tutto ancor più surreale.
RispondiEliminaAd ogni modo, non sai quanto mi faccia piacere rivedere i nostri posti dalla lontananza in cui mi trovo, circondato dal cemento della metropoli!
Grazie del resoconto, e buona vita
giova
Caro Giova... felicissimo di rileggerti! Sei ancora a Montreal se non mi sbaglio?
EliminaMontedale è a sud del passo di Bocca Trabaria, non ci sono mai stato ma immagino che i posti da te attraversati non fossero molto dissimili dai miei. Dovrò rimediare e preparare un'escursione in quelle zone sperdute di Appennino, ma senza afghani!... Certo che strani aneddoti tornano a galla quando si è lontani da casa. ; D
Molto presto tornerò a parlare dei dintorni di casa tua e, a proposito di Sant'Angelo in Vado, ti voglio segnalare questo blog: http://senderositalianos.blogspot.it/2014/09/santangelo-in-vado.html
Una mia amica argentina, amante dell'Italia, si è soffermata sul tuo paese in vista della sua prossima vacanza itinerante che attraverserà il Montefeltro.
Un caro saluto, a presto!
Barba e Bicio in to the wild!!! Grandi bellissima escursione e gran belle foto, un caro saluto Roberto
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