Secondo giorno di cammino
Di nuovo con lo zaino in spalla, di nuovo pronto a camminare.
Caricato sulla schiena il pesante ed ingombrante sacco non sento un gran fastidio, credevo peggio. La sera prima pensavo che appena messo sulle spalle lo zaino, dal dolore, avrei cercato il modo più veloce di tornare a casa. Invece no. Tanto meglio, la strada per raggiungere Mercatello sul Metauro era tanta e sarebbe stato un peccato rinunciare di percorrere i sentieri a causa della stanchezza.
Nel frattempo che riordinavo le mie cose all'interno del bivacco, le pesanti nubi attorno alle montagne si erano rapidamente dileguate. Il preludio di una buona giornata... almeno credevo. La vista sull'Alpe della Luna era tornata abbastanza buona fatta eccezione per il Monte dei Frati, avvolto da dense nuvole.Caricato sulla schiena il pesante ed ingombrante sacco non sento un gran fastidio, credevo peggio. La sera prima pensavo che appena messo sulle spalle lo zaino, dal dolore, avrei cercato il modo più veloce di tornare a casa. Invece no. Tanto meglio, la strada per raggiungere Mercatello sul Metauro era tanta e sarebbe stato un peccato rinunciare di percorrere i sentieri a causa della stanchezza.
Inizio a camminare lungo il sentiero che dall'Oratorio della Colubraia scende verso sud, nella Valle dell'Auro, uno dei due torrenti che da vita al Fiume Metauro. Poco avanti, preceduta da una fitta boscaglia scovo questa maestosa croce di legno. Da qui ritorno a percorrere il sentiero 90, lasciato il giorno prima al Passo della Spugna.
Mentre continuo a scendere il panorama dell'Alta Val Metauro si schiude difronte ai miei occhi e io non posso che rimanerne esterrefatto. In basso a destra, all'inizio della valle riesco a riconoscere Borgo Pace, più avanti Mercatello e sullo sfondo l'ormai familiare sagoma del Monte Nerone.
L'aria è fredda ma asciutta, il paesaggio gradevolissimo... vorrei cristallizzare questo momento.
Il sentiero 90 abbandona la comoda carrareccia e continua a scendere in direzione del borghetto di Palazzo Mucci. Seguendo la segnaletica mi ritrovo a camminare tra macchie di bosco ceduato. In questo momento i miei occhi sono fissi a contemplare le nevi dell'Alpe mentre i pensieri volano tra quelle montagne.
Il tempo peggiora improvvisamente, ricomincia perfino a nevicare. Dopo il bosco attraverso i calanchi grigio-blu formati dalle marne in erosione.
Nuovamente con lo sguardo a valle, dove forse potrò assaggiare un po di primavera.
Comincio ad essere stanco di scendere senza vedere mai la fine; voglio raggiungere il villaggio di Palazzo Mucci. Da questi primi segni d'insofferenza a quando scovo le case per fortuna, passa poco tempo. Devo dire che la vista di tetti e del fumo dai comignoli mi ha dato una grande gioia. Era dalla mattina precedente che non vedevo un agglomerato di case degno di essere chiamato paese.
Ed eccolo Palazzo Mucci. Ancora nevica ma l'aria è umida e pesante.
Come al solito vengo accolto nel villaggio dal solito abbaiare forsennato di un cane. Nel borghetto trovo soltanto un uomo che sistema della legna.
Seguendo ancora la segnaletica del sentiero 90, abbandono quasi subito Palazzo Mucci e finalmente raggiungo la strada a valle. Sono nei pressi di Parchiule, lungo la Valle del'Auro. Il 90 prosegue verso monte ma io preso da un po di stanchezza decido di scendere in direzione di Borgo Pace camminando sulla comoda asfaltata.
Ed eccolo il Torrente Auro.
Il tempo sembra migliorare per l'ennesima volta. Voltandomi ritrovo le case di Palazzo Mucci accarezzate dal sole mentre dietro di esse incombe un vero e proprio muro di nubi.
Lungo la strada che costeggia l'Auro si trovano dei cartelli di legno che segnalano la presenza di alcune cascatelle e piscine naturali molto suggestive, durante l'estate sono la meta balneare per numerosi indigeni. I loro nomi sono: La Madonnina, San Leo (nella foto), La Poderina (caratterizzata dalla presenza di una sorgente solfurea) e I Morti.
Dopo l'ultima cascatella, in prossimità della località di Case Sant'Andrea, è possibile osservare i segni di alcune carbonaie ancora attive. La zona dell'Alta Val Metauro è ancora una delle poche in cui si produce la carbonella.
Case Sant'Andrea. Da qui parte un sentiero che sale su un'antica torre la quale da il nome a questa località. Era da molto tempo che desideravo raggiungere l'antica fortificazione, finalmente mi si presentava l'occasione giusta.Passo dietro le case e osservo i colli che dovrò salire, su quello di destra si trovano i resti della torre. Riprende nuovamente a fiocchettare, sarà l'ultima volta però.
Verso Case Sant'Andrea per mostrarvi alcune carbonaie a pozzo, anch'esse ancora in funzione.
Prima di salire mi faccio forza mangiando qualcosa e infatti l'ascesa alla torre si rivelerà un gioco da ragazzi. Torno a vedere L'Alpe anche se il tempo continua ad essere pessimo.
Quel che resta della Torre di Sant'Andrea.
Il paesaggio dall'altra parte della valle. Una stradina sale e raggiunge antichissimi insediamenti: il Castello dei Fabbri, il villaggio di Figgiano e più su, dove si vede la neve, l'Oratorio della Colubraia, il punto dal quale sono partito questa mattina.
Finalmente le nuvole mi lasciano vedere il Monte dei Frati, non oso immaginare quanta neve e freddo ci sia lassù.Dopo la torre continuo a salire, voglio raccordarmi con il sentiero 85 che dalle cime di questi colli scende fino a Borgo Pace. Sfortunatamente durante l'ascesa mi ritrovo invischiato in mezzo a una macchia appena ceduata. Il sentiero era praticamente sommerso di rami e tronchi, anche la segnaletica è stata in parte "abbattuta"; ho avuto il mio da fare per trovare la via giusta.
Ma alla fine ce l'ho fatta a raggiungere il punto di intersezione con il sentiero 85. L'incrocio è caratterizzato dalla presenza di uno stagno.
Inizio rapidamente a scendere verso Borgo Pace.
E finalmente intravedo il paese.
Prima di scendere in "città" scovo alcuni segmenti di antiche mura che cingono la cima di un colle: si tratta dei resti dell antico Castel di Bavia. Poco sotto le rovine decido di fermarmi per pranzare, un ultimo pit-stop prima di iniziare il tratto finale di questa lunga escursione.
Rimessomi in marcia scopro un pianoro pieno di carbonaie abbandonate e questa chiesa in disuso. Sull'architave dell'edificio religioso è inciso: MARCANTONIO 17 + 06 FRANCESCO.
Finalmente a Borgo Pace, questa è Piazza del Pino il cuore della cittadina, qui si trova il municipio con bar sottostante, la chiesa, l'albergo e l'ufficio turistico.
Le tipiche cabine telefoniche del borgopacese.
Sul ponte che raggiunge la statale di Bocca Trabaria. Sotto di me è il Torrente Meta, poco oltre si incontrerà con l'Auoro e da qui inizierà ad essere Metauro.
Attraversata la statale cammino verso sinistra alla ricerca del sentiero 83 che salendo sui colli a sud di Borgo Pace si collega con l'80 il quale, a sua volta, mi condurrà fino a Mercatello sul Metauro. Trovo il cartello e la segnaletica bianco-rossa ma anche questo eccentrico sbarramento. Sono titubante nel proseguire ma allo stesso tempo deciso a non concludere il mio giro dell'Alta Val Metauro camminando sulla statale. Scelgo così di andare avanti il più velocemente possibile, confidando di non incontrare l'eccentrica persona che ha messo la sbarra. Fortunatamente va tutto bene, oltrepasso la casa che è causa di tutti quei divieti e continuo a salire tranquillo e sollevato.
Arrivato in cima alle colline osservo l'antico Castello della Pieve sulla Val Metauro.Do anche un'ultima occhiata all'Alpe della Luna e come potete vedere il tempo finalmente volge al bello.
Ora la montagna a cui farò riferimento sarà nuovamente il Monte Nerone.
L'ntersezione tra il sentiero 83 e l'80.
I ruderi di Case Spicchio di sopra.
Il tracciato continua regalandomi stupende vedute sul Nerone.
I ruderi di Case Spicchio di sotto, accanto agl'edifici in rovina il sentiero 80 svolta in maniera brusca a sinistra. La stanchezza che ho addosso e la curiosità verso queste rovine non mi fa vedere la deviazione così giro a vuoto per qualche minuto.
Poco male perchè finalmente ho la possibilità di vedere per la prima volta il traforo della Guinza, la grande incompiuta della provincia di Pesaro-Urbino se non addirittura della regione. Queste gallerie inutilizzate fanno parte della cosiddetta Strada dei Due Mari, la Fano-Grosseto, mai conclusa. Ora, io non dico di finire l'arteria stradale ma basterebbe aprire il traforo al traffico per rendere il passaggio tra Umbria e Marche una cosa semplice e comoda... ne gioverebbero tutti.
Dopo non molto ritrovo la mia strada e continuo la discesa verso Mercatello, intanto mi godo gli ultimi scorci da cartolina di questa escursione.
Il clima sembra addolcito, inizio a respirare aria di primavera, anche questa orchidea conferma la mia impressione.
Mercatello sul Metauro, ormai manca poco. Mentre scatto questa foto, nel bosco dietro di me sento un fruscio improvviso, mi giro convinto di vedere una lepre ed invece con mio grande stupore vedo un gatto selvatico. Il colore e i segni sulla coda sono inequivocabili.
Mi occorrerà ancora un'ora di cammino per raggiungere il paese e tornare nel mondo "civile". A Mercatello la voglia di celebrare la conclusione di questo bellissimo giro con una birra è forte ma desisto, sono inzaccherato di fango e per di più emano un forte puzzo di fumo e di selvatico che farebbe fuggire chiunque a gambe levate. Meglio tornare a casa e fare una doccia salvifica.
Guarda il percorso dell'escursione sulla MAPPA.