lunedì 27 maggio 2013

Gladiolo nel grano

Un tempo il gladiolo era una pianta comune fra le infestanti del grano ma oggi è veramente raro vedere i suoi bellissimi fiori fare capolino tra le spighe.



venerdì 24 maggio 2013

Monte Pietralata - Ascesa alla Testa del Duce

La roccia del Furlo si è sempre prestata all'ingegno dell'uomo, attraverso secoli, piccole e grandi opere si sono susseguite lungo i costoni della gola. Tra queste costruzioni ce ne una molto particolare... è la cosiddetta Testa del Duce.
Durante il ventennio fascista le guardie forestali della zona vollero erigere un monumento in onore a Benito Mussolini il quale spesso transitava attraverso la forra. I costruttori vollero rifarsi ai grandi volti dei presidenti USA, scolpiti direttamente nella pietra viva del Monte Rushmore e all'epoca ancora in fase di costruzione. Nel concreto venne realizzata un'opera ben più modesta usando blocchi di calcare e cemento armato ma di grande impatto visivo, fu posta infatti su uno sperone roccioso del Monte Pietralata, sopra la parete nord della gola. Il volto dalle tipiche espressioni mussoliniane era visibile da molti chilometri di distanza, << un grande monumento a imperitura memoria del "redentore" della patria >> avrebbe detto qualcuno. Certo è che la storia andò diversamente... sul finire del conflitto mondiale, i partigiani bombardarono la Testa del Duce riducendola in briciole. Oggi, nonostante i decenni passati, il luogo è ancora conosciuto, meta per escursionisti e non solo grazie alla sua straordinaria posizione panoramica.

Alla Testa del Duce è possibile arrivare in due modi: il più comodo è in auto, attraverso la strada che dal borgo del Furlo raggiunge l'omonimo rifugio sul Monte Pietralata per poi proseguire su un sentiero che in soli cinque minuti arriva alle rovine del monumento. L'altro modo per raggiungere la testa di pietra è partendo a piedi dalla statale Flaminia, all'imbocco della gola, ed arrampicarsi lungo il ripido sentiero 449 per circa un ora e mezza.
Indovinate quale strada ho scelto per l'occasione... ovviamente la più lunga e faticosa ma anche la più entusiasmante. 

L'inizio dell'escursione, lungo la Via Flaminia, ingresso est della gola.
Il cammino si presenta sin da subito ripido ma allietato da distese di ciclamini.
La vista poco sopra l'accesso orientale della gola.
Ecco finalmente le alte, strapiombanti pareti del Furlo.
C'è chi le usa per arrampicarsi...
Vista inedita della Gola del Furlo.
Il sentiero 449 piega bruscamente verso l'interno del Monte Pietralata, lungo la profonda valle del Fosso del Ri.
Un ultimo sguardo alle pareti del Furlo.
Dopo molto cammino lungo il fosso praticamente asciutto ecco affiorare un po d'acqua su levigati lastroni di calcare.
Oltrepassato il raccordo di un sentiero segnalato che si inerpica a destra del torrente, proseguo ancora per qualche metro e poi svolto a sinistra per una lunga e faticosa salita. Il percorso sarà perennemente all'interno di un fitto bosco di lecci e roverelle, stretto e molto sdrucciolevole.
Vista verso est, nel mezzo la grigia striscia d'asfalto della superstrada.
I ciclamini segnano la via da percorrere.
Particolare fungino.
Affioro dalla boscaglia, il cielo è sempre più plumbeo e minaccioso, all'orizzonte ecco il Massiccio del Catria ancora innevato e a sinistra di questo il Monte Cucco.
Il Monte Paganuccio, la parte sud della Gola del Furlo.
Raggiunto un bivio indicante terrazza bassa a sinistra e terrazza alta a destra, io opto per quella alta ossia per la Testa del Duce. Dieci minuti di cammino ed ecco i resti del "faccione" far capolino dalla vegetazione.
Frammenti integri del volto mussoliniano si scorgono ancora dalle rovine
Quello che resta del naso credo.
Ecco perchè è bello raggiungere la Testa del Duce, è una terrazza panoramica eccezionale. Sotto, a sinistra si intravede la terrazza bassa mentre davanti le pareti meridionali della gola che culminano nella Cresta del Ferro e dietro il Monte Paganuccio.
Sguardo a ovest verso l'Appennino.
Particolare sul Monte Nerone e sotto, nella valle l'abitato di Acqualagna.
Lascio la testa e proseguo verso il Rifugio Furlo, nel breve tragitto mi imbatto in questo vecchio cabinotto.
Anch'esso relitto del ventennio.
Il rifugio Furlo circondato da alti ed imponenti abeti.
Dal bivacco proseguo verso la terrazza bassa.
La vista dell'ingresso occidentale della gola, il Fiume Candigliano ed il villaggio di Furlo.
I resti della Testa del duce visti dalla terrazza bassa.
Eccomi arrivato... questo punto panoramico è il luogo d'osservazione principale per il nido preferito della coppia di aquila reale che vive nella Riserva del Furlo. Sotto quel parapetto vi sono due telecamere che monitorano 24 ore su 24 il covo.
A questo punto il mio itinerario è finito e inizia pure a piovere, con una cetra fretta riprendo il sentiero 449 che mi riconduce a valle non senza qualche difficoltà causata dal terreno sempre più instabile.

Guarda il percorso sulla mappa.

Link utili:
Riserva Naturale Statale Gola del Furlo.
Nido dell'Aquila reale in diretta - Webcam.
Foto d'epoca alla Testa del duce.

giovedì 2 maggio 2013

Escursione sul Monte Nerone: Il sentiero 18

Primi giorni di Aprile, più che primavera pare ancora inverno. Nonostante le freddolose sensazioni ho voluto dar ascolto al calendario, voglioso com'ero di una bella passeggiata nella natura. 
Il luogo scelto per questa prima escursione della stagione si trova alle pendici nord-orientali del Monte Nerone, lungo la suggestiva strada di Rocca Leonella. 
Da diverso tempo sono venuto a conoscenza di una grotta, un antico eremo rupestre dedicato a Santa Lucia che si trova proprio da quelle parti e la cosa mi ha subito incuriosito. Dopo essermi documentato al meglio, ho scoperto che l'antico cenobio è dislocato lungo il tracciato di un sentiero che raggiunge i prati sommitali del Nerone segnalato sulle mappe escursionistiche con il numero 18. Meglio di così non poteva essere! parto bel bello per questa camminata intento a visitare l'eremo e poi inerpicarmi fino ai verdi pascoli della montagna. 
Raggiungere la strada di Rocca Leonella, dove è posto l'inizio del sentiero 18, non è difficile: si può imboccare da Cagli e precisamente dal borgo di Secchiano oppure da Piobbico. Il percorso escursionistico si trova tra i villaggi di Fosto e Cardella nei pressi di un ponte, adiacente a quest'ultimo è presente un spiazzo dove poter lasciare l'auto mentre dall'altro lato della strada una viuzza di ghiaia prosegue lungo il lato sinistro del Fosso detto Tragolone...è l'inizio del percorso. 
La camminata parte tranquilla ma non appena la stradina bianca curva decisamente a destra la si lascia per proseguire lungo il corso d'acqua. Giunto difronte a delle suggestive cascatelle bisogna guadare il torrente e affrontare una ripida salita. Terminato lo strappo, un cartello giallo appeso ad un albero segnala il passo per raggiungere l'Eremo rupestre di Santa Lucia. La deviazione richiede 10 - 15 minuti e sono tutti in salita, la grotta infatti è posta sul fianco del Monte Carpineto. Tanta fatica ma il panorama è uno spettacolo, durante la salita è possibile godere appieno la bellezza della cascata oltrepassata in precedenza, difronte alla grotta la vista sulla Valle del Tragolone e su questo angolo del Monte Nerone è eccezionale per non parlare poi dell'antico cenobio. L'Eremo rupestre di Santa Lucia risale al XII° - XIII° secolo, oggi appare lasciato all'abbandono ma nonostante ciò continua ad emanare uno strano fascino. All'interno della grotta si trovano frammenti di un altare e una parete con resti di affresco raffigurante Santa Lucia mentre un passaggio nel muro conduce al fondo dell'anfratto. Non mi sarei stupito se entrato ad esplorare la parte più profonda della grotta avessi incontrato l'anacoreta Pantaleo il quale, ne sono certo, mi avrebbe accolto con queste semplici parole: "Chi voi sete, fili? Semo viandanti, Pater. Entrate, fili! Gratias, Pater. Prego, fili! Lo perché tu parli e te rispondi da lo solo, Pater? Sono alla solitudo abituato e tal a ragionar da me a me stesso, fili. [...] Ed in cotale solitudo venetti a scienza che la vita è una serpa di desgrazie con qualche sciagura!"
Terminata la visita all'eremo scendo per riprendere il tragitto del sentiero 18, d'ora in poi il percorso è privo di segnaletica, per raggiungere le praterie sommitali bisogna puntare verso le grigiastre pareti del Picco Cimaio e risalire l'intera valle del Tragolone. Il tratto più comodo dell'ascesa termina ben presto in uno spiazzo in ghiaia al centro della valle, da qui si prosegue su una stradina che svoltando subito a sinistra sale a zig-zag sulla montagna oppure si prende il primo sentiero che si inerpica. L'ascesa è lunga ma il panorama e le imponenti balze del Ciamio fanno dimenticare per qualche attimo la fatica. Raggiunto il vertice della parete rocciosa noto ancora alcune chiazze di neve, ho oltrepassato i mille metri di quota, il vento soffia forte, inizia a far freddo. La mulattiera abbandona il Cimaio e mi porta fino alla Sorgente dell'Acqua Ghiacciata, in estate, dopo tanta fatica per arrampicarsi fin quassù, la fonte deve essere considerata una vera e propria oasi dagli escursionisti. Riempita la borraccia continuo il cammino, gli alberi iniziano a lasciar spazio alle radure e una volta raggiunto il bordo del bosco ecco apparire la Casciaia Mochi, un rifugio purtroppo chiuso che rappresenta il culmine del sentiero 18. La prateria appare spoglia, povera, sui picchi maggiori del Nerone la neve è ancora presente tanto quanto il vento ed il freddo... meglio scendere subito verso l'aria più mite della valle.

Le foto dell'escursione...

Inizio del cammino, la vegetazione ha solo qualche sussulto di primavera. Sullo sfondo si ergono le imponenti pareti del Monte Cimaio (1249 m s.l.m.).
Le belle cascatelle del Fosso Tragolone.
Abbandonato il ruscello inizio la salita per visitare l'Eremo rupestre di Santa Lucia, la fatica è tanta ma alla fine vengo ripagato... ecco la grotta!
Residuo di una parete esterna all'anfratto.
L'interno della grotta.
Vista verso l'esterno.
Ciò che resta dell'antico affresco raffigurante Santa Lucia, attorno è pieno di scritte d'ogni tipo ed epoca.
La parete nell'insieme con il piccolo altare, c'è anche un quaderno dove poter scrivere una dedica.
Fuori dalla grotta la vista sulle cime montuose.
Ma quelle che mi interessano sono le balze del Monte Cimaio.
In prossimità dello spiazzo che da inizio alla salita sulla montagna do uno sguardo alle mie spalle.
Fin qui il percorso è stato costellato da numerose viole e infiniti gruppetti di primule.
Il Monte Carpineto (827 m s.l.m.), i suoi scoscesi fianchi custodiscono l'Eremo di Santa Lucia.
Lungo la salita questi altri fiori ammantano le sterpaglie.
Vista sulla Gola del Furlo.
Eccomi finalmente vicino alle pareti del Cimaio.
Altri fiori, tra cui il magnifico bucaneve.
Ai piedi delle balze guardo valle.
Il Monte di Montiego (975m s.l.m.).
Particolare della parete, il cielo velato dalle nubi infonde un colore quasi lunare alla roccia. Ogni tanto qualche sasso rovina sui ghiaioni sottostanti, meglio evitare di avvicinarsi.
Finalmente sotto la cima del Cimaio!
La strada si allontana dalle balze, pare ancora inverno sopra quota mille.
Alla prima radura do un'occhiata al suggestivo Monte Cimaio.
Particolare della vetta.
Ai confini del bosco ecco la Fonte dell'Acqua Ghiacciata.
Poco dopo sono sui prati sommitali ed ecco Casciaia Mochi 1182 m s.l.m.
Ancora il Cimaio ma questa volta visto dai pascoli.
Oltre Casciaia Mochi, uno sguardo verso le cime del Nerone, quello all'orizzonte dovrebbe essere il picco chiamato La Montagnola. Giunto alla fine del mio percorso sono sopraffatto dal freddo, il tenue sole che ogni tanto mi ha rincuorato lungo il tragitto sembra definitivamente scomparso...è ora di tornare. 

Guarda il percorso dell'escursione sulla mappa.